Amare un cane come un figlio e non poterlo più vedere. Blues è uno dei tanti, purtroppo, cani contesi fra ex. Adottati dalla coppia quando stava insieme e poi, quando l’amore finisce, bloccati in quello che è una cieca burocrazia. Ci sono persone che riescono a gestire un affidamento congiunto, altri che tengono il cane per ripicca o ancor peggio per far del male a lui e all’ex.
Tutto sembrava andare nel migliore dei modi fra Alessandro e Martina, che per dieci anni dalla loro rottura hanno continuato a condividere il cane: Blues ha due case, due cucce, due famiglie che abitano in Veneto, a quattro chilometri di distanza. Fino a 4 mesi fa, quando ha deciso di non farglielo più vedere, “forte” del fatto che il microchip è intestato a lei e, come unica proprietaria, può decidere quello che vuole.
Alessandro si è rivolto ad avvocati e associazioni animaliste, pensando che la buona fede e la ragione avrebbero prevalso, ma si è trovato davanti a un muro: legalmente, lui per il cane non è nessuno, anche se lo ha cresciuto e amato dal primo giorno.
Ci sono state sentenze, affidamenti sanciti dai tribunali, ma in quei casi si trattava di separazioni o divorzi. Alessandro e Martina non sono mai stati sposati e il cane che hanno trovato sotto la pioggia in una strada di campagna è ufficialmente «proprietà» di lei.
Cosa sia successo, cosa le abbia fatto cambiare idea, non è chiaro ad Alessandro, così come alla sua nuova compagna e ancor meno al loro figlio di quattro anni: «Per lui è il suo cane, ci chiede sempre dov’è, quando potrà vederlo. E’ stato Blues a farci capire che la mia compagna era incinta, lo ha amato da prima che venisse al mondo».
La motivazione che ha avuto Alessandro dalla sua ex, che da un giorno all’altro gli ha impedito di vederlo, non rispondendo al cellulare e negandosi in ogni modo, è che «secondo lei Blues è stressato. Da qualche tempo ha iniziato ad avere qualche acciacco legato all’età, lo abbiamo fatto visitare da molti veterinari ma lei non era mai contenta fino a quando lo ha portato da sola in una clinica per poi darmi questo responso, sottolineando il fatto che lei è l’unica proprietaria e può decidere quello che vuole. Per tutti noi è stata una doccia fredda».
L’uomo ha provato a mediare in ogni modo, così come la sua compagna, anche attraverso i genitori della ex, ma Martina non ha cambiato idea. «Ha detto che lo terrà lei fino a quando non morirà. Io non temo che gli possa fare del male, ma Blues è anche il nostro cane, non è possibile che ci venga negato in questo modo».
Falliti i primi tentativi per vie legali «non mi resta che raccontare la nostra storia, per sensibilizzare il governo o chiunque possa decidere in merito. In questi giorni ho scoperto che ci sono tantissime persone disperate come me, a cui il proprio animale è stato negato dopo una rottura. Non è possibile che davanti alla legge l’animale sia ancora oggi considerato un oggetto».
23 Luglio 2021
(Fonte LA STAMPA| LaZampa.it)