I quattro asinelli maltrattati in Emilia erano all’asta: adesso fanno giocare i bimbi a Caldes

Sequestrati al padrone per maltrattamenti, sono stati «adottati» da Alessia ed Elisabetta Tomazzoli: «All’inizio avevano paura dell’uomo, oggi facciamo trekking, speriamo di portarli anche nelle case di riposo»

CALDES. “Quando li abbiamo portati a Caldes, a marzo dello scorso anno, non si facevano neppure avvicinare. Oggi vanno a passeggio con i bambini”. Donkey, Rangi, Olmo e Sergio sono quattro asini sardi, finiti all’asta dopo essere stati posti sotto sequestro in Emilia Romagna.

Un destino incerto, il loro, sino a quando non sono stati acquistati da due sorelle di Caldes, Alessia ed Elisabetta Tomazzolli, 45 e 40 anni, geometra la prima, sociologa la seconda con una specializzazione in Scienze della formazione. In testa una “pazza” idea, quella di avviare un’attività di trekking con gli asini negli scenari della val di Sole, in Trentino. “Ma quando sono arrivati a casa nostra – spiega Alessia – ci siamo resi conti che erano inavvicinabili: uno di loro, il più piccolo, se provavi ad accarezzarlo addirittura si piegava spaventato”.

I segni evidenti dei maltrattamenti ricevuti negli anni precedenti e un rapporto con gli esseri umani che sembrava impossibile da ricostruire per animali solitamente mansueti e sensibili. “A quel punto era per noi evidente che il progetto trekking non avrebbe avuto un futuro, non sapevamo come comportarci”.

Che fare? Le due sorelle si sono rivolte al Ranch Margherita, a Cavriglia (Arezzo), un centro di rivalutazione di asini e muli. È qui che Alessia ed Elisabetta hanno preso il patentino di Tecnico di primo livello nell’attività con gli asini, una qualifica riconosciuta dal Coni. E qui comincia un’altra storia, che ha permesso alle due sorelle, giorno dopo giorno, di ricostruire un rapporto di fiducia con i quattro animali, che oggi accompagnano grandi e soprattutto piccini in lunghe escursioni sui percorsi della val di Sole.

“Adesso Donkey, Rangi, Olmo e Sergio hanno capito che gli esseri umani non costituiscono per loro un pericolo. Si fanno portare anche dai bambini, con i quali possono avere un contatto faccia a faccia: gli asini, infatti, sono molto bassi, hanno il garrese ad appena un metro”.

L’obiettivo delle due sorelle, che hanno battezzato la loro attività “Ritmo d’Asino”, è di poter attivare in un futuro non lontano anche l’onoterapia, il ramo della pet therapy che utilizza appunto gli asini: “Per ora non possiamo fare interventi assistiti, non abbiamo l’abilitazione, anche se già adesso alle nostre attività partecipano persone diversamente abili. Ma il nostro sogno – spiega ancora Alessia – è di lavorare con le associazioni e, quando la pandemia lo permetterà, di collaborare con le case di riposo, avviando anche un percorso di recupero della memoria, visto che gli asini fanno parte della storia di moltissimi anziani della valle”. 

di Gianfranco Piccoli

15 Luglio 2021

(Fonte l’Adige.it| Animali/Storia)