Vitellini separati dalla madre subito dopo la nascita, isolati in minuscoli box di dimensioni esigue e colpiti e maltrattati dagli operatori dell’allevamento. Sono immagini terribili quelle raccolte da Essere Animali che in nuova investigazione, è entrata sotto copertura all’interno di un allevamento di mucche da latte produttore di Grana Padano, il formaggio DOP più consumato al mondo.
Nella video-indagine, l’organizzazione documenta le condizioni dei vitelli in un allevamento di mucche da latte situato in Lombardia, in provincia di Bergamo che produce come dicevamo, Grana Padano con il caseificio a fianco alle stalle, al cui interno vi sono 2.700 animali, tra mucche e tori, oltre che circa 300 vitelli.
In tutti gli allevamenti intensivi, i vitelli appena nati sono separati dalla madre al momento della nascita e rinchiusi in recinti individuali. La separazione viene effettuata per diversi fattori. Allontanando i vitelli si agevolano le operazioni di mungitura quotidiana di migliaia di
mucche, il cui latte viene così interamente destinato al mercato, o come in questo caso alla produzione di Grana Padano. Ma la pratica porta con sé non solo danni comportamentali sugli animali, ma anche problemi fisici.
“Per la produzione di latte, anche quello destinato alle eccellenze italiane come il Grana Padano, i vitelli sono allevati in condizioni di deprivazione sociale, sottoposti a stress e sofferenza”, commenta Simone Montuschi, presidente di Essere Animali.
Cosa succede all’interno dell’allevamento? Essere Animali documenta il parto di una mucca e la nascita del vitello, che avviene mediante l’utilizzo di una corda tirapiedi, legata alle zampe anteriori dell’animale per facilitarne la fuoriuscita. Il vitello appena nato viene trascinato per alcuni metri all’interno del recinto e allontanato subito dalla madre. Ma non solo. In un’altra scena, un operatore mostra all’investigatore sotto copertura come spostare i vitellini: un animale nato da poche ore viene caricato senza alcuna cura su una carriola e immobilizzato in una posizione innaturale, accavallandogli una zampa anteriore attorno al collo.
La stabulazione in recinti individuali
I recinti individuali sono consentiti dal D.Lgs. 7 luglio 2011, n.126 (attuazione della direttiva 2008/119/CE che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli), dal momento della nascita sino alle otto settimane di vita. Ma qui le normative minime non vengono rispettate perché i vitelli vengono stabulati in coppia e non hanno possibilità neanche di muoversi.
Le immagini mostrano, infatti, file di decine di gabbie in cui sono rinchiusi i vitelli, all’interno di una stalla attigua al capannone con le madri, con cui però non avranno mai più un contatto diretto. Come se non bastasse, alcuni di questi box sono in condizioni igieniche critiche: i vitelli si ammalano e hanno episodi di diarrea. Nel video, un operatore prepara l’antibiotico che viene somministrato agli animali tramite il cibo. Non essendo nutriti direttamente dalle mammelle della madre, questi vitellini hanno più probabilità di essere attaccati da batteri perché assumono latte attraverso secchi muniti di biberon appesi ai recinti, solo nei primi giorni di vita e successivamente vengono alimentati con surrogati. Le immagini mostrano un operatore addetto a preparare il latte in polvere destinato ai vitelli, miscelandolo con acqua.
“Invece che consentire l’allattamento del vitello e garantire allo stesso tempo condizioni di allevamento che riducano il rischio di infezioni, migliorando l‘ambiente e le condizioni di vita degli animali, i vitelli sono separati alla nascita dalla madre, isolati in gabbia e nutriti principalmente con surrogati. Si tratterà anche di Grana Padano, ma fino a quando gli animali saranno allevati in sistemi intensivi, di naturale nella loro vita non c’è proprio nulla”, dichiara ancora Montuschi.
Inoltre, i surrogati del latte con cui vengono alimentati gli animali allevati per la produzione di carne di vitello bianca sono volutamente mancanti di fibre e ferro per l’intero periodo di ingrasso, in modo che gli animali crescano sviluppando un’anemia che conferisce alla loro
carne caratteristiche considerate più apprezzate dai consumatori. Essere Animali ha, infine, documentato che gli operatori colpiscono ripetutamente con calci e schiaffi gli animali.
“Cambiare è possibile, considerato anche il crescente numero di cittadini europei che chiedono maggiori standard di benessere per gli animali allevati. Per questo, assieme a 77 ONG di tutto il mondo, esortiamo la Commissione Europea a una completa revisione della
legislazione sulla protezione degli animali da allevamento”, spiega ancora il presidente.
Con la campagna No Animal Left Behind, coordinata da Eurogroup For Animals, le organizzazioni chiedono di i consentire il contatto tra il vitello e la madre per almeno le prime otto settimane di età, di fornire condizioni abitative che soddisfino le esigenze comportamentali dei vitelli, i quali dovrebbero essere allevati in gruppi e avere accesso ad aree all’aperto.
“Abbiamo un’opportunità unica, entro settembre possiamo convincere la Commissione Europea a intraprendere una completa revisione della legislazione sulla protezione degli animali da allevamento, e fornire una miglior protezione per i vitelli ed altre specie. Noi chiediamo standard di benessere più elevati, che non lascino indietro nessun animale”, dichiara Reineke Hameleers, Direttore di Eurogroup for Animals.”
di Dominella Triunfo
13 Luglio 2021
(Fonte GreenMe – Essere Animali)