I dispositivi di protezione individuale, accessorio quotidiano indispensabile in tutto il mondo per proteggersi dal coronavirus si stanno rivelando sempre di più un pericolo mortale per la fauna marina e selvatica
Sembra aver conquistato una risorsa importante, il macaco immortalato a Kuala Lumpur. Invece, tiene, stretta tra le zampe, una mascherina abbandonata, triste simbolo dell’inquinamento da Covid che, per causa dell’inciviltà e del cattivo smaltimento dei dispositivi di protezione, mette a repentaglio la vita della fauna esotica. Il rapporto di OceansAsia: 1,5 miliardi di mascherine hanno inquinato i mari nel 2020.
Materiali sottili ma che possono impiegare centinaia di anni per decomporsi. L’impatto maggiore è in acqua. Secondo il gruppo ambientalista OceansAsia l’anno scorso oltre 1,5 miliardi di mascherine hanno inquinato gli oceani. Circa 6.200 le tonnellate in più di inquinamento marino da plastica.
Un problema che non riguarda solo gli animali marini più grandi, spiega George Leonard, a capo della Ong statunitense Ocean Conservancy: “L’intero ecosistema è a rischio, perché quando queste materie plastiche si rompono nell’ambiente formano particelle sempre più piccole e queste possono avere un impatto praticamente su tutta la rete alimentare, dagli animali più piccoli a quelli più’ grandi”.
Associazioni e ambientalisti invitano a usare mascherine lavabili e riutilizzabili in tessuto o quantomeno a smaltire correttamente quelle monouso e a tagliare i lacci per fermarle dietro alle orecchie in modo da ridurre il più possibile i rischi per gli animali.
(Fonte TGCOM24)