Il black Friday è alle porte. Sconti ovunque, nei negozi fisici e in quelli virtuali. Ma una cosa non è scontata, o almeno non dovrebbe esserlo: la Natura. Lo dice il WWF che ha lanciato una nuova compagna. Secondo l’associazione, -68% non è un offerta ma il calo medio delle popolazioni di vertebrati negli ultimi 50 anni.
Tra le specie più a rischio, neanche a dirlo, gli orsi polari, gli elefanti africani e le tigri, vittime della grave perdita di biodiversità in atto.
“Il Black Friday è ormai alle porte ed è facile imbattersi in una delle innumerevoli offerte o sconti proposti per questa nuova abituale ricorrenza. Ma al contrario di quanto accade nel mercato globale in quest’ultimo venerdì di novembre, la Natura non è scontata e per molte specie animali e vegetali, ciò che continua drammaticamente a diminuire sono le probabilità di sopravvivenza” spiega il WWF.
Negli ultimi 50 anni, abbiamo vissuto importanti trasformazioni che hanno investito ogni aspetto della vita. Ogni cosa è stata investita dall’esplosione del commercio globale, dei consumi e della crescita della popolazione umana, accompagnata da un forte incremento dell’urbanizzazione. Il cemento divora, metro dopo metro, la Natura causando quella che viene definita perdita di habitat. Molte specie animali sono state private della loro casa e sono ormai allo stremo. Tutto ciò è reso ancora più grave dal sovra sfruttamento delle risorse naturali, ormai a un ritmo senza precedenti.
Secondo il Living Planet Index globale (LPI) 2020, tra il 1970 e il 2016 abbiamo perso oltre i due terzi delle popolazioni monitorate di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci, pari al 68%. Un saldo che, secondo il WWF, farebbe impallidire i migliori sconti del Black Friday.
Gli ecosistemi del mondo stanno soffrendo: da metà dell’800, le attività umane hanno distrutto e degradato foreste, praterie, zone umide mettendo a serio repentaglio la sopravvivenza di molte specie. Il 75% delle aree naturali terrestre (esclusi i territori coperti dai ghiacci) è stato sostanzialmente impattato dall’uomo; le zone umide, tra gli ambienti maggiormente impattati dall’uomo in questi decenni, segnano invece una diminuzione dell’85%.
Un paradiso trasformato in inferno: i Tropici
I numeri più pesanti arrivano da zone considerate paradisiache, ma oggi in seria difficoltà. Sono proprio le aree tropicali del pianeta a subire la maggiore perdita delle popolazioni di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci. Per fare un confronto, è pari al 45% in Asia meridionale e Oceania, al 65% in Africa, e addirittura al 94% in Centro e Sud America.
A rischio orsi, elefanti e tigri
Come se non bastasse, nel corso dell’ultimo decennio, tra il 2000 e il 2018 si è registrata una forte tendenza alla riduzione degli habitat disponibili per le specie a causa dal cambiamento climatico e dalle modifiche nell’uso del suolo. Molte specie di vertebrati sono in calo, e la situazione degli Invertebrati è anche peggiore, seppur poco conosciuta. Tra gli esempi più drammatici di specie ad elevato rischio, ci sono Orso polare, Tigre e Elefante africano.
Come abbiamo più volte raccontate, gli orsi polari (Ursus maritimus) sono allo stremo, spinti anche lontani dalle loro case alla ricerca di cibo o addirittura protagonisti di atti di cannibalismo. Se i trend di scomparsa del ghiaccio marino proseguiranno come negli ultimi decenni, per gli scienziati nei prossimi 35 anni rischiamo di perdere fino al 30% della popolazione mondiale. Inoltre, secondo la Polar Bear International, la popolazione di orsi nella baia di Hudson, in Canada, ha già subito una riduzione del 30% fra il 1987 e il 2017.
Oltre al riscaldamento globale, a minacciarli è l’estrazione del petrolio e del gas nell’Artico ma anche l’esposizione a sostanze chimiche tossiche come i pesticidi, assunti tramite le prede. Si tratta di interferenti endocrini che alterano la loro capacità di riprodursi.
Anche la Tigre (Panthera tigris), una delle più carismatiche specie del pianeta, è oggi fortemente minacciata. Essa riesce ancora a sopravvivere, anche se in numero ridotto, nelle sempre più frammentate foreste di India e Cina sudorientale e dall’estremo oriente russo al Sud-Est asiatico. Qui le minacce sono il bracconaggio a fini commerciali ma anche la perdita di habitat, causata dalla conversione delle foreste in piantagioni commerciali, e la scomparsa delle prede naturali.
Il WWF ha stimato che oltre 12 milioni di trappole stiano uccidendo la fauna selvatica nelle aree protette di Cambogia, Laos e Vietnam. Nell’ultimo secolo la popolazione di tigre nel mondo si è ridotta del 96%, passando dai 100.000 esemplari a circa 3.900.
Altra specie per la quale la Natura non fa sconti è l’Elefante africano (Loxodonta africana), di cui restano ormai solo 415.000 esemplari, stremati dal bracconaggio che ogni anno porta con se 27.000 vite (circa il 7% della popolazione mondiale), a causa del commercio illegale di avorio.. Negli ultimi 40 anni il “saldo” negativo ha fatto segnare un calo del 70% delle popolazioni di questa specie, e solo negli ultimi dieci anni, gli elefanti africani sono diminuiti di oltre il 20%.
Se già così la situazione appare negativa, diventa drammatica se si guarda guarda alle foreste africane: in quattro paesi dell’Africa centrale, le popolazioni di Elefante di foresta sono diminuite di circa il 66% negli ultimi 8 anni:
“Triste primato alla Selous Game Reserve, con oltre il 90% degli elefanti sterminati negli ultimi 40 anni a causa dell’aumento del bracconaggio. Qui, la popolazione è passata dai 110.000 agli attuali 15.200 individui. La causa è da attribuire fondamentalmente ai cacciatori di frodo, che uccidono un esemplare ogni 25 minuti per le sue zanne, vendute a peso d’oro nel mercato illegale dell’avorio”
spiega il WWF che sta portando avanti una serie di progetti in Malawi e Zambia per combattere il bracconaggio, rafforzare le aree protette dove vivono gli elefanti e sensibilizzare sull’importanza della conservazione di questa specie. Orso polare, tigre e elefante africano sono solo tre drammatici esempi, punta dell’iceberg di un fenomeno grave e diffuso.
“Per contrastare questo scenario è necessario agire in fretta e con un approccio integrato sui principali fronti su cui si giocherà il nostro futuro. Dall’urgenza di far comprendere al maggior numero di persone il legame tra la salute dell’ambiente e quella dell’uomo e spronare ognuno di noi a fare la propria parte, è nata la campagna “A Natale mettici il cuore”, disegnata e realizzata in collaborazione con Accenture Interactive, con l’obiettivo di spingere le persone a regalarsi o donare ad altri, in occasione del Natale, l’adozione di una delle specie simbolo che rischiamo di perdere per sempre” prosegue il WWF.
di Francesca Mancuso
23 novembre 2020
(Fonte Green me / WWF)