Drew Barrymore si è portata a casa tre trovatelle a Hollywood. Jane Fonda lasciava gironzolare i suoi siamesi nei video di aerobica, mentre Taylor Swift è “ossessionata” dai felini. E nel film Cats, ora nelle sale, miagola, canta e scodinzola in modo irresistibile.
di Rosa Baldocci
Gli americani li chiamano cat people. Sono uomini e donne, matti per i gatti, che in rete postano appassionatamente foto con i loro amici felini. Molti non sanno però che Cat People è il titolo di un celebre film di Jaques Tourneur del 1942 in cui la bruna Simone Simon si trasformava in una pericolosissima pantera nera.
Sono trascorsi svariati decenni ma quelle immagini in bianco e nero da film horror di serie B esprimono ancora, meglio di qualsiasi altro mezzo, l’aura che da sempre circonda il gatto, animale magico per eccellenza. Lo sapevano bene gli antichi Egizi che lo idolatravano: la dea Bastet aveva il corpo da donna e il viso da gatto e molte sono state le mummie di gatti ritrovate nelle tombe dagli archeologi.
Ma il micio nel Medio Evo è anche associato alla magia nera e tanti felini, a causa dell’Inquisizione, sono stati bruciati insieme alle signore che li possedevano. Insomma, il gatto è da sempre animale sensibile a ogni fantasia, soprattutto al femminile. E se qualcosa unisce psicologicamente il felino al suo padrone, il gatto ha sempre un vantaggio sull’essere umano. Quello di sapersi fermare, prendersi tempi che sembrano morti ma non lo sono, essendo più di riposo e meditazione, magari su “quell’ineffabile effabile effineffabile profondo inscrutabile e unico Nome”, come scrive il premio Nobel T.S. Eliot nella poesia Il nome dei gatti (dalla raccolta Il libro dei gatti tuttofare) , dove si allude a un nome segretissimo che solo il gatto conosce e che ama contemplare quando sembra non fare nulla. Quella poesia ha ispirato la nascita di Cats, celebre musical di A.L. Webber, appena tornato sul grande schermo per la regia dell’inglese Tom Hooper, premio Oscar per Il discorso del re. Tanto per dire che si può andare molto lontano e incrociare molte strade parlando di gatti.
Taylor Swift è Bombalurina
Ovviamente nella versione filmica di questa fiaba gattesca non poteva mancare una cat people tra le più appassionate di oggi, quella Taylor Swift che, nella parte della gatta Bombalurina miagola, canta e scodinzola meglio di qualsiasi cat woman dello schermo mai vista finora. E che su Instagram ci racconta ogni attimo della vita privata delle sue due gattine, dai nomi da fiction: una si chiama Detective Olivia Benson (dalla serie Law & Order), l’altra Dottor Meredith Grey (Grey’s Anatomy) . Ultimamente li ha voluti entrambi anche nel suo video Me! e su quel set ne ha pure adottato un altro, chiamato Benjamin Button (dal film con Brad Pitt del 2008), nome che ha registrato come brand. Al Time ha poi confidato: “I gatti sono la mia priorità, ne sono ossessionata, vivere con loro e la mia più grande gioia. Ho frequentato anche il corso per “diventare gatto” che avevano aperto sul set di Cats. E ho messo tutto l’impegno possibile nel trasformarmi in una simpatica gattina”.
Cat people di ieri e di oggi
Per un’entusiasta, un pò fuori dalle righe, come Yoko Ono coltivava invece la passione per due gatti uno bianco e uno nero, chiamati Salt e Pepper (sale e pepe), che sedevano immobili statuine sulla sua tavola imbandita. E guai a chi chiedeva spiegazioni della loro presenza. Yoko non rispondeva, ma si metteva a miagolare sommessamente rivolta ai suoi pelosi commensali. Un’altra cantante pop, Katy Perry, ne ha tre di micetti, “fantastiche palle di pelo”, che tratta come fossero figli. Si chiamano Krusty, Kitty Purry e Morissey. L’attrice Drew Barrimore, l’indimenticabile bambina di E.T., gira invece nei luoghi dove si radunano i gatti randagi a Los Angeles e finisce per portarsene a casa qualcuno: ultimamente con le sue due bambine, Drew ha salvato tre gattine, Lucky, Peach e Fern, soprannominate Girlgang.
Anche una dura come Cameron Diaz per Little Man, il suo gatto bianco dagli occhi azzurri, commette follie. Gli amici la prendono molto in giro perché gli ha comprato un guardaroba degno di una star di Hollywood. Ma non è solo di oggi questa misteriosa attrazione per i gatti.
Donne e gatti: attrazione fatale
Un’attrice come Liz Taylor, La gatta sul tetto che scotta per definizione, all’epoca aveva raccontato a Rolling Stone che i felini rappresentavano per lei qualcosa di magico e misterioso. Fin troppo, dato che per un contatto ravvicinato ha rischiato molto. Durante un safari in Africa, infatti Liz si era trovata di fronte a un leone e, nonostante i consigli della guida, aveva voluto guardare fisso dentro a quegli occhi ambrati. La belva alla fine si era voltata e allontanata, mentre Liz, ipnotizzata aveva detto: ” Sento di aver vissuto un’avventura pazzesca. Ci sono così tante porte da aprire e io non ho paura di guardare cosa nascondono”. Nella vita di tutti i giorni Liz amava i gatti siamesi, ne possedeva due. Giunse a regalarne uno all’amico del cuore James Dean, sperando che potesse renderlo più felice. Non funzionò e Marcus, cosi Dean aveva chiamato il gattino, si ritrovò preso solo. Anche Jane Fonda aveva un debole per i gatti siamesi e ha sempre amato averli intorno durante le sue sedute di ginnastica aerobica, ma in verità è ricordata per una famosa sequenza in Una squillo per l’ispettore Klute in cui mangiava cibo per gatti direttamente dalla scatoletta! A quel tempo la similitudine donna/gatto funzionava moltissimo nel cinema e non si aveva paura di utilizzarla neanche in dettagli come questo.
I migliori amici degli scrittori
Anche scrittori e pittori hanno amato molto i gatti. Nel libro Artists and their Cats di Alison Nastasi veniamo a sapere che Jules Verne scriveva: “Credo che i gatti siano spiriti venuti sulla Terra. Un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola”.
E William S. Burroughs nell’imperdibile Il gatto in noi (Adelphi) lo definiva; “Compagno psichico, spiritello del focolare!”.
Salvador Dalì aveva un gattopardo americano di nome Babou con cui andava a passeggio tenendolo al guinzaglio e pretendendo che fosse uscito dai suoi quadri. Hemingway teneva una sessantina di gatti polidattili (cioè con sei dita per ogni zampa) nella sua casa di Key West, in Florida, tutti discendenti di Snow White, una gattina davvero speciale ricevuta in dono dal capitano di una nave proveniente dal Massachusets, mentre Bulowski si limitava a nove. Il suo preferito era un vecchio combattente malandato di nome Butch Van Gogh Ardaud Bukowski. E da Petrarca a Stephen King tutti gli scrittori narrano quanto i loro gatti abbiano partecipato alla scrittura “sonnecchiando, invadendo, facendo danni, ma sempre ispirando consigliando pause, parole, intuizioni”. Come diceva ai suoi allievi Aldous Huxley: “Se volete scrivere, tenete accanto a voi dei gatti”.
(Fonte settimanale F N. 9 – 3 marzo 2020)