Gli animali fanno le pulizie come noi per allontanare malattie e predatori
I serpenti spazzano le erbacce, gli scimpanzé cambiano il letto, i ratti-talpa costruiscono stanze da bagno. Le cinciallegre profumano il nido con erbe aromatiche e le cornacchie hanno il magazzino per gli attrezzi.
di Jessica D’Ercole
Altro che casalinghe disperate. i veri maniaci dell’ordine e della pulizia sono gli animali. Alcuni, almeno. Lo scorso maggio, ad esempio, uno studio internazionale guidato dalla North Carolina State University e pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science ha svelato che il letto dello scimpanzé è più pulito del nostro. Per studiare il livello di igiene di questi animali, i ricercatori hanno analizzato 41 campioni di rifugi notturni degli scimpanzé in Tanzania. E hanno scoperto che i loro giacigli contenevano una quantità di batteri provenienti dal loro corpo (fecali e della pelle) inferiore a quella presente nel letto dell’essere umano. “Circa il 35% dei batteri presenti nei nostri letti proviene dal nostro corpo, inclusi quelli fecali e della pelle”, ha spiegato Megan Thoemmes, primo autore dello studio, “mentre non abbiamo trovato quasi nessuno di questi microbi nei rifugi degli scimpanzé”. Il motivo? un po come noi cambiamo regolarmente le lenzuola, scimpanzé, gorilla, bonobo e oranghi cambiano giaciglio ogni notte. E’ questo continuo spostamento presenta una serie di vantaggi: oltre a limitare la presenza di patogeni e parassiti, riduce la presenza di odori che possano attrarre predatori.
SACCHI DI IMMONDIZIA
Stessa ragione, quest’ultima, per cui molti uccelli passeriformi si liberano dagli escrementi dei piccoli depositando maleodoranti fagotti lontano dal nido. Il turdide Sialia sialis, con i cosiddetti “sacchi fecali è solito addobbare fili elettrici, recinti e pali. “Gli uccelli rimuovono i sacchi fecali immediatamente”, dice l’etologo Mélanie Guigueno della McGill University, in Canada. “E ripuliscono il nido anche da avanzi di cibo e gusci d’uovo”. Il motivo è sempre lo stesso: evitare che determinati odori attraggano i predatori. Pare che la Gracula comune, per non lasciare tracce dei piccoli intorno al nido, vada addirittura a gettare le sacche nei corsi d’acqua, dove si disintegreranno rapidamente. Altri uccelli hanno trovato un sistema ancora più efficiente per farli sparire in fretta: li inghiottono. E in questo modo ottengono anche una razione extra di nutrienti. Alcuni volatili non si accontentano di un nido senza cattivi odori: pretendono, per i loro piccoli, un ambiente sano e profumato. La femmina delle cinciallegre blu che vivono in Corsica, come ha rivelato uno studio pubblicato su Ecology Letters, inizia a raccogliere lavanda, curry, menta e altre piante aromatiche poco dopo aver deposto le uova. E continua a farlo fino a quando i piccoli non abbandonano il nido: “Gli uccelli fanno una miscela di 10 piante aromatiche, scelte fra le 250 che vivono nel loro ambiente. Molte delle sostanze contenute in queste piante tengono alla larga batteri, virus, parassiti, funghi e insetti”, ha spiegato il ricercatore francese Marcelli Lambrechts.
Anche i serpenti fanno le pulizie. Uno studio di Bree Putman, pubblicato su The Southwestern Naturalist, ha svelato che il Crotalus oreganus usa la testa triangolare per spazzare le erbacce dal proprio terreno di caccia. La ragione per cui lo fa non è chiarissima, ma di sicuro sgombrare la strada che porta a una possibile preda può essere vantaggioso per il rettile, che, come ha spiegato Putman, “non può correggere la mira durante un attacco”.
Per la cornacchia della Nuova Caledonia, invece, l’ordine è una vera e propria filosofia di vita; questo volatile, come rivela uno studio pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, una volta usati gli strumenti che costruisce per catturare le preda fra i rami degli alberi, li ripone con cura. Fabbricare un utensile richiede tempo, e gli uccelli che li perdono “sembrano parecchio seccati”, affermano i ricercatori. Perciò preferiscono riporli in una buca, pronti per il prossimo utilizzo.
Il ratto talpa nudo africano, o eterocefalo glabro, non sarà proprio una bellezza ma è sicuramente uno degli animali più ordinati del pianeta. Questo animale vive in Africa, in gallerie scavate fino a 2 metri sotto terra, in colonie di centinaia di individui che nella tana costruiscono anche grandi bagni. Quando le latrine sono colme, le coprono di terriccio e ne scavano una nuova. Gli animaletti, inoltre, sono sempre attenti a far si che i tunnel non siano ingombri di radici, ciottoli e altre cianfrusaglie. E quando intercettano un cadavere nelle loro città sotterranee, lo trascinano in una sorta di cimitero.
TUNNEL SOTTERRANEI
“Quando è pieno”, spiega Paul Sherman, dell’Università di Cornell, “lo murano con della terra, per motivi igienici, e ne scavano uno nuovo”. Stessa cosa tra gli insetti sociali: “impresari funebri”, entro pochi minuti dalla morte di un compagno, lo portano lontano dal nido o dall’alveare. Oppure trovano altre soluzioni: nelle colonie della formica indiana Harpegnatohos saltator c’è un deposito d’immondizia dove vengono buttate le formiche morte e avanzi di prede, e in cui una opera sorta di squadra di pulizie composta da larve mangia-rifiuti che evitano che la camera s’intasi. Uno studio pubblicato su Biology Letters ha poi dimostrato che nelle colonie di formiche che non possono portare via i cadaveri, la mortalità, probabilmente a causa della maggio diffusione di malattie, aumenta notevolmente. Un gruppo di ricercatori belgi ha studiato colonie di comuni formiche rosse tenute in nidi artificiali. Alcuni dei nidi avevano ampie uscite, altri strette aperture che rendevano difficile, per le formiche, trasportare e depositare i morti all’esterno. In ogni colonia, gli scienziati hanno messo dieci formiche morte, e poi hanno monitorato la sopravvivenza delle restanti operaie. Il risultato? Alle formiche delle colonie che non potevano rimuovere le compagne decedute non è andata tanto bene.
I TEST NEI FORMICAI
Al termine dell’esperimento durato 50 giorni, la mortalità era più che raddoppiata, dal 6 al 13 %. I ricercatori ipotizzano che “i resti rimasti artificialmente più a lungo nel nido possano aver aumentato il proliferare di microorganismi, richiedendo al sistema immunitario delle formiche vive un investimento maggiore, determinandone così una riduzione della durata della vita”.
(Fonte La Verità – 31 agosto 2018)