Addio a Jimmy, cane soldato. Salvava vite fiutando bombe

Aveva decine di missioni alle spalle, quella in Libano era l’ultima. Lo ha ucciso un malore, ma non i nemici

 

 «Abbiamo rischiato la vita assieme in tante missioni e mi ha portato pure le fedi all’altare quando mi sono sposato.Adesso, senza Gamain, mi sento solo. Non lo dimenticherò mai» racconta al telefono dal sud del Libano il caporale maggiore Daniele, 37 anni. Ex paracadutista del reggimento Nembo parla di Jimmy Gamain il cane soldato, che dal 2008 lo ha accompagnato dall’Afghanistan al Kosovo fino al Libano. Il commilitone a quattro zampe, veterano delle missioni all’estero, ha salvato una colonna di alpini in Afghanistan scoprendo una trappola esplosiva piazzata dai talebani. La missione in Libano doveva essere l’ultima, prima di un’onorata «pensione». Jimmy, però, non era tagliato per la vita tranquilla, dopo dieci anni vissuti pericolosamente con i nostri soldati sui fronti più duri. Martedì mattina, mentre faceva il suo dovere a caccia di esplosivi, all’ingresso della base Shama dei caschi blu italiani nel sud del Libano, è stato stroncato da un malore. Il pastore belga malinois di 11 anni è spirato fra le braccia del caporale maggiore dell’esercito, che lo ha addestrato e portato in sei missioni. Il commilitone umano ha cercato di rianimare il cane soldato, ma non c’è stato nulla da fare. «É come se avessi perso uno di famiglia – spiega Daniele, ex parà – Vivevamo assieme 24 ore al giorno. Gli parlavo come faccio con lei adesso e mi capiva perfettamente».

Jimmy, nome di battaglia Gamain, faceva parte del nucleo di cani anti esplosivi del Contingente Italiano schierato in Libano. Il suo reparto in Italia è il Gruppo cinofilo del centro militare di Grosseto. «In Afghanistan la colonna si è fermata dopo aver individuato qualcosa di strano – ricorda il caporal maggiore – Ho lanciato il cane e ad un centinaio di metri ha annusato la trappola esplosiva. Allora si è fermato in posizione seduta per segnalarla». Gli alpini del convoglio devono la vita a Jimmy. «I cani impiegati per la ricerca degli esplosivi vengono selezionati da cuccioli, attraverso una valutazione delle loro capacità e indole caratteriale» spiega lo Stato maggiore della Difesa in un comunicato, che rende onore al «soldato» a quattro zampe deceduto in Libano. Jimmy è spirato proprio annusando i mezzi in entrata nella base dei caschi blu italiani per scoprire eventuali esplosivi. Gli animali con le stellette vengono affidati ad un «conducente», che condividerà con il cane tutta la «carriera» militare, dopo un corso di formazione che dura un anno. E spesso capita che i due «commilitoni» diano assieme l’addio alle armi. Il conducente chiede l’affido del suo cane al termine del servizio. «Nel 2011, quando mi sono sposato, Gamain ha portato le nostre fedi all’altare. Per me faceva parte della famiglia» spiega Daniele. In zona di operazioni cane e conducente dividono tutto, dall’ultima bottiglietta di acqua alle razioni di combattimento e pure la branda. L’intesa fra il soldato ed il suo cane è totale, altrimenti non si lancerebbe su una pista assolata a fiutare le trappole esplosive nascoste sotto terra, a bordo di un elicottero o nel mezzo di una battaglia.

Negli Stati Uniti è stato eretto un monumento in onore al coraggio dei cani soldato. Le Sas, i corpi speciali britannici, hanno decorato alla memoria e tributato tutti gli onori ad un loro animale morto in combattimento. Rex è uno dei pastori anti bomba dei marines più famosi con 100 missioni alle spalle. La sua conducente, Megan Leavey, gli deve la vita.

 (Fonte Il Giornale)