Un cane per “collega”. Succede, e fa discutere, nel Comune di Genova, dove l’assessore alla Cultura Elisa Serafini – proprietaria di un barboncino – ha autorizzato i dipendenti dell’assessorato a portarsi il cane in ufficio durante l’orario di lavoro. Nello stesso Comune dove il sindaco Marco Bucci ha annunciato, invece, di voler vietare l’accesso degli animali ad alcune aree della città, ipotizzando anche una “tassa sui cani” per contribuire al mantenimento delle aree a loro dedicate. «L’idea mi è venuta dopo aver saputo che un dipendente del mio assessorato portava già il cane in ufficio – racconta Serafini – A quel punto ho deciso di dare questa possibilità a tutti negli uffici dell’assessorato che si trovano a Palazzo Ducale (contenitore culturale della città, ndr) e che non sono aperti al pubblico. Ci siamo dati, però, una regola interna: se anche una sola persona nell’ufficio ha paura o è allergica, nessuno può portare il cane».
Da qualche mese, quindi, non è strano veder entrare a Palazzo Ducale dipendenti comunali con animale a seguito, visto che sono quattro i cani che vengono portati in ufficio con una certa frequenza: «Ci sono un cane da caccia, un volpino, un carlino e il mio barboncino – spiega l’assessore – Io lo porto solo ogni tanto, ma nell’ assessorato sono tutti contenti di questa iniziativa e le regole che ci siamo dati funzionano: chi viene con il cane lo porta fuori soltanto nell’ora di pranzo e gli animali in ufficio non creano problemi. Certo non sarebbe possibile fare la stessa cosa con i gatti». Serafini spiega che obiettivo di questa iniziativa è quello di «trasmettere il messaggio che avere un cane è compatibile con la vita di tutti i giorni: penso che questo, oltre a facilitare la vita delle persone, possa incoraggiare le adozioni nei canili, e se aumentano le adozioni si riducono i costi del canile per il Comune». E annuncia l’intenzione di autorizzare prossimamente l’ingresso di cani di piccola taglia anche nei musei civici. Nel Comune di Genova, però, per ora l’iniziativa è isolata e l’assessore al Personale, Arianna Viscogliosi, si limita a dire che «si tratta di una sperimentazione dell’assessorato alla Cultura che sta gestendo questi processi». Parole che non sembrano preludere a un allargamento dell’esperimento che, per altro, suscita critiche e perplessità fra le organizzazioni sindacali dei dipendenti comunali. E anche gli educatori dell’Ente nazionale protezione animali sottolineano la necessità di regole: «In Gran Bretagna e in Francia esistono gli “office dog parking” – osserva Giusy D’Angelo, dell’Enpa di Torino – quella è una situazione ottimale, ma se il cane sta in ufficio possono esserci problemi con i colleghi. Serve un regolamento chiaro, serve una valutazione del cane fatta da un professionista, che attesti che può stare bene in quella situazione. Non basta il giudizio del padrone».